Lievità, un passato lungimirante e un futuro da b-group!

Una realtà nella ristorazione avviata a Milano nel 2015 e cresciuta negli anni è Lievità, brand sempre più presente sulla piazza

 

Ideato da Gianmaria D’Angelo e il fratello Andrea, insieme agli altri compagni di università quali soci fondatori (consulenti provenienti dal mondo della finanza come Giovanni Grossi e Lorenzo Santin), la società che ha coinvolto anche il mastro pizzaiolo Giorgio Caruso affronta, a suo modo, il momento difficile del comparto. Ma parte forte del successo del suo concept di vendita di pizza gourmet, coerentemente alla scelta di uno stile ed un target più alto, il tutto fondato su un modello di business decisamente innovativo.

 

La storia del progetto testimonia – tra vision e sostenibilità – gli ingredienti migliori che sul mercato oggi sostengono la piccola imprenditoria. Solo dopo un anno dal debutto del primo locale, arriva infatti il secondo e Lievità diventa, intanto, anche una pmi innovativa, sviluppando un applicativo interno per la gestione degli impasti, un sistema creato per dare linee guida uniformi ai suoi locali e che conferisce l’attestato rendendo l’impresa ancor più appetibile. Nel 2021, la scelta di una svolta che apre a nuovi scenari, segnalando l’interesse di forze esterne e persino trasversali (liberi professionisti, dipendenti provenienti dal settore finanziario, imprenditori del settore e non, ecc.) convinte a scommettere sul futuro della società proprio in tempi di incertezze. «Abbiamo dato un’ulteriore un’accelerata – commenta Gianmaria D’Angelo – con la scelta di aprire il capitale ad eventuali investitori, ma con un’opzione precisa come l’equity crowd founding, forse più utilizzata nelle pmi anglosassoni ma ideale a fronte della solidità e delle premesse del nostro progetto».

 

 

«Abbiamo deciso di seguire la strada della sostenibilità – ci dice D’Angelo – e da settembre 2021 infatti diventati società benefit. Ci sono stati impegni che riguardano temi diversi, dall’ambiente al sociale. Ad esempio, abbattendo il consumo della plastica nei nostri punti vendita, riducendo l’emissione di CO2, switchando tutte le forniture su operatori che garantissero energie provenienti da fonti rinnovabili e ora cominceremo anche a misurare anche le emissioni prodotte nei nostri locali, per compiere ulteriori azioni che compensino tali emissioni con progetti a latere, come riforestamento, o con progetti di sviluppo a favore di politiche sociali nel terzo mondo».

 

Continua a leggere il bellissimo articolo scritto da Lombardia Economy! 

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